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Adolescenti e smartphone- navigando sicuri nel mare del digitale

Lo smartphone è ormai parte integrante della vita di ogni adolescente: un oggetto che consente loro di restare connessi con amici, immagini, video, informazioni e comunità virtuali. Ma cosa significa mettere un dispositivo così potente in mano a un giovane in piena crescita? Quali opportunità e quali rischi ci sono lungo il cammino?

Un alleato nella scoperta del sé

Durante l’adolescenza, un’età caratterizzata da metamorfosi fisiche, emotive e sociali, lo smartphone diventa un mezzo attraverso cui esplorare e affermare la propria identità. Non si tratta solo di postare una foto o inviare un messaggio: il digitale offre strumenti per la creatività (video, storie, grafiche), stimola la curiosità e permette di dialogare su temi di attualità, hobby e passioni in un flusso continuo.

Secondo l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, i dispositivi mobili vengono usati dai bambini e adolescenti anche per scopi didattici, ma questo uso– già prima di aver compiuto 12 anni – può interferire con l’attenzione, l’apprendimento e il benessere emotivo. Inoltre, le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sconsigliano l’uso dei dispositivi per più di un’ora al giorno nei primi anni di vita, salendo a due ore dai 6 ai 10 anni.

Quando il confine fra connessione e dipendenza si assottiglia

Le immagini belle, i filtri perfetti, le storie curate: è questa la realtà social che sempre più adolescenti osservano ogni giorno. Ma dietro quella vetrina luccicante si nascondono ansia, confronti inutili, vuoti emotivi. Lo dimostra uno studio finlandese – pubblicato su Archives of Disease in Childhood https://adc.bmj.com/  – che coinvolge 1.164 ragazze di 15‑16 anni: chi trascorre circa sei ore al giorno sui social mostra un peggioramento del rendimento scolastico, aumento dell’ansia e del senso di solitudine.

Il continuo bisogno di monitorare cosa gli altri stanno facendo, postare, ricevere una notifica, rispondere, è il segno della FOMO – “fear of missing out” – una sensazione di ansia di essere esclusi da eventi o discussioni. È uno stato mentale profondo, che porta a cercare una gratificazione continua a rischio di stress emotivo e diminuita motivazione nella vita reale.

Non meno rilevanti sono le implicazioni fisiologiche: l’uso dello smartphone fino a tarda ora riduce la qualità del sonno, altera la produzione di melatonina e compromette concentrazione e umore: l’Università di Oxford https://www.ox.ac.uk/ha rilevato che l’esposizione a schermi prima di dormire riduce le ore di sonno e provoca sonnolenza.

Il phubbing: quando anche i genitori diventano causa involontaria di disagio

Non solo i ragazzi: a volte il problema nasce in casa, quando i genitori, distratti dal telefono, ignorano chi è lì accanto. Il phubbing – parola che unisce “phone” e “snubbing” – diventa un atto di esclusione sociale, anche tra le mura domestiche. Lo dimostra una ricerca dell’Università Milano‑Bicocca, condotta su oltre 3.000 adolescenti: i ragazzi che percepiscono il phubbing dai genitori si sentono più soli, disconnessi e possono manifestare segnali di depressione.

Un ruolo di guida più che di controllo

In un contesto così complesso, i genitori non possono limitarsi a stabilire regole rigide: l’educazione digitale richiede presenza, dialogo, sostegno. Ecco perché:

  • Coinvolgimento e dialogo: discutere apertamente di app, social, contenuti digitali aiuta a dare senso all’utilizzo. Anche gli errori possono diventare spunti di crescita.
  • Esempio e attenzione emotiva: spegnere lo smartphone durante i momenti in famiglia, cenoni, conversazioni, aiuta a costruire un clima di attenzione reciproca ed evita il phubbing.
  • Rituali condivisi di disconnessione: creare “digital-free moment” – come il tavolo, la serata film – è un modo efficace per rafforzare le relazioni offline.
  • Uso trasparente del parental control: app come Google Family Link non devono servire a sorvegliare, ma a ragionare insieme su quanto tempo si passa online e per quali motivi.
  • Orari di utilizzo condivisi: stabilire limiti chiari (es. niente schermo 1 ora prima di dormire) diventa più efficace quando sono frutto di un patto tra genitori e figli.
  • Spazi alternativi di crescita: sport, arte, natura, attività manuali – sono ciò che bilancia l’uso intensivo dello smartphone, evitando che diventi l’unica fonte di gratificazione.
  • Crescere cittadini digitali: tra consapevolezza e creatività

Il nostro compito non è proteggere i ragazzi dal digitale, ma aiutarli a usarlo con consapevolezza e creatività. Attraverso l’analisi critica, la sensibilizzazione ai rischi della FOMO, l’importanza di una notte serena, l’educazione all’ascolto e alla relazione senza schermi, possiamo far sì che telecomandi e tastiere siano strumenti di crescita, non gabbie.

In un mondo che cambia – dove la Generazione Z cammina tra reale e virtuale – il valore di guidarli non è impedirgli, ma accompagnarli con coraggio e cuore.

Fonti e link utili per saperne di più o per approfondimenti:

Bambino Gesù – smartphone e sviluppo neuro‑cognitivo

OMS – linee guida uso dello schermo

Archives of Disease in Childhood – sei ore online, difficoltà scolastiche e ansia

PianetaMamma/Journal Pediatric Nursing – distrazione genitori e adolescenti

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