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Salute mentale e disturbi mentali: storia e definizione

Maggio è il mese dedicato alla Salute Mentale

Medì promuove una Campagna di Sensibilizzazione con l’obiettivo di coinvolgere la comunità sull’importanza del benessere mentale, incoraggiando uno stile di vita più consapevole, equilibrato e attento alle proprie emozioni.

I disturbi mentali rappresentano una delle maggiori sfide della società contemporanea, sia dal punto di vista sanitario sia sociale. La loro comprensione e definizione, però, non sono sempre state univoche, bensì il risultato di un lungo e complesso percorso storico, scientifico e culturale. In Italia, il processo di ridefinizione della salute mentale ha trovato particolare risalto attraverso eventi fondamentali, tra cui la Legge Basaglia del 1978.

La salute mentale: definizione

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la salute mentale come “uno stato di benessere in cui l’individuo è in grado di realizzare le proprie capacità, affrontare le normali tensioni della vita, lavorare in modo produttivo e contribuire alla comunità”.

Parallelamente, il Ministero della Salute italiano sottolinea come un disturbo mentale sia caratterizzato da alterazioni significative nelle funzioni cognitive, emotive o comportamentali di un individuo, tali da compromettere le sue capacità di relazionarsi con il mondo esterno e affrontare le responsabilità quotidiane. Queste definizioni moderne si basano su una comprensione multidimensionale che abbraccia aspetti biologici, psicologici e sociali.

Evoluzione storica dei disturbi mentali

La comprensione dei disturbi mentali ha subito trasformazioni radicali nel corso della storia. Dalle prime interpretazioni mitologiche alle attuali visioni scientifiche e multidisciplinari, l’evoluzione della psichiatria riflette un costante intreccio tra scienza, cultura e diritti umani.

  • Antichità: tra mitologia e filosofia

    Nelle società antiche, i disturbi mentali erano spesso attribuiti a cause soprannaturali o divine. In Mesopotamia ed Egitto, si credeva che la malattia mentale fosse il risultato di possessioni demoniache o punizioni inflitte dagli dei.

    In Grecia, il pensiero filosofico portò a una visione più razionale: Ippocrate, padre della medicina, sostenne che i disturbi mentali fossero causati da squilibri nei quattro umori (sangue, flemma, bile gialla e bile nera). Questa teoria pose le basi per una comprensione naturalistica della malattia mentale, sebbene limitata dalla conoscenza dell’epoca.

    A Roma, si svilupparono approcci pratici: Galeno approfondì le teorie ippocratiche e propose trattamenti basati su diete, esercizi e terapie fisiche.

    • Medioevo

    Durante il Medioevo, la comprensione scientifica della malattia mentale subì un drastico declino. Le spiegazioni religiose divennero predominanti, con l’idea che i disturbi mentali fossero il risultato di possessioni demoniache o peccati non confessati.

    I malati mentali venivano spesso emarginati o sottoposti a trattamenti crudeli, come esorcismi o purificazioni. L’istituzione di ospedali per “folli” (come il famoso Bedlam di Londra) testimoniò un approccio di contenimento piuttosto che di cura.

    Tuttavia, nel mondo islamico e in alcune regioni dell’Asia, furono mantenuti approcci più umanitari, con ospedali dedicati al trattamento dei malati mentali attraverso pratiche come la musicoterapia.

    • Rinascimento

    Il Rinascimento portò con sé una riscoperta della ragione e dell’osservazione scientifica. Pensatori come Johann Weyer si opposero alla persecuzione delle cosiddette streghe, suggerendo che molte di loro soffrissero di disturbi mentali.

    Si cominciò a distinguere tra malattie fisiche e malattie mentali, ponendo le basi per una medicina più sistematica. Tuttavia, le condizioni di trattamento rimasero in gran parte primitive.

    • Illuminismo

    Nel XVIII secolo, l’Illuminismo favorì una maggiore attenzione alla dignità umana. In Francia, Philippe Pinel fu un pioniere nella riforma dei manicomi: introdusse il concetto di trattamento morale, rimuovendo le catene dai pazienti e promuovendo un approccio basato sul dialogo e sulla cura.

    In Inghilterra, William Tuke fondò la York Retreat, una struttura che privilegiava l’ambiente sereno e il supporto emotivo rispetto alla coercizione.

    • XIX secolo: la nascita della psichiatria moderna

    Il XIX secolo vide l’istituzionalizzazione della psichiatria come disciplina medica. In Italia, figure come Andrea Verga e Cesare Lombroso contribuirono a sviluppare una classificazione scientifica dei disturbi mentali, sebbene alcune teorie lombrosiane fossero criticate per il loro determinismo biologico.

    I manicomi si diffusero come strutture dedicate, ma spesso caratterizzate da sovraffollamento e condizioni disumane. L’enfasi era posta più sul controllo sociale che sulla guarigione.

    • XX secolo: dalla psicoanalisi alla rivoluzione Basaglia

    Il XX secolo fu segnato da un proliferare di teorie psicologiche, tra cui la psicoanalisi di Sigmund Freud, che esplorò l’inconscio come chiave per comprendere i disturbi mentali.

    Nel secondo dopoguerra, l’Italia fu teatro di una vera e propria rivoluzione grazie a Franco Basaglia. Criticando duramente l’approccio manicomiale, Basaglia promosse una visione centrata sui diritti umani e sull’integrazione sociale dei pazienti.

    La Legge 180 del 1978, nota come Legge Basaglia, sancì la chiusura dei manicomi e la creazione di una rete di servizi territoriali. Questo approccio innovativo trasformò radicalmente il sistema di salute mentale italiano ed è tuttora considerato un modello all’avanguardia a livello internazionale.

    • Epoca contemporanea

    Negli ultimi decenni, la psichiatria ha adottato un approccio sempre più interdisciplinare, integrando neuroscienze, psicologia cognitiva e scienze sociali.

    L’attenzione si è spostata sulla prevenzione e sulla riabilitazione, con programmi specifici per giovani, anziani e popolazioni vulnerabili.

    In Italia, i Centri di Salute Mentale (CSM) rappresentano un elemento cardine per l’assistenza territoriale, sebbene persistano sfide legate alle risorse e alla stigmatizzazione sociale.

    Il contesto italiano: la salute mentale oggi

    Nonostante i progressi ottenuti, i disturbi mentali rappresentano una sfida significativa.

    Secondo l’ISTAT, il 7% degli italiani riferisce sintomi di depressione, con prevalenza maggiore tra le donne e gli anziani. Disturbi come l’ansia e la depressione cronica sono in aumento, complicati da fattori socioeconomici, isolamento sociale e impatti post-pandemia da COVID-19.

    Un’analisi dell’andamento nel tempo rivela un incremento costante della consapevolezza e delle diagnosi.

    Negli anni ’90, i dati ISTAT riportavano che circa il 5% della popolazione italiana soffriva di disturbi mentali significativi, una percentuale che è salita progressivamente negli ultimi tre decenni.

    Questo aumento è attribuibile a una combinazione di fattori, tra cui il miglioramento dei metodi diagnostici, l’aumento dello stress socioeconomico e l’impatto della tecnologia digitale sulla vita quotidiana.

    Gli effetti della pandemia di COVID-19 hanno ulteriormente aggravato la situazione: l’Istituto Superiore di Sanità ha registrato un incremento del 30% dei casi di ansia e depressione tra il 2020 e il 2022, specialmente tra i giovani e gli operatori sanitari.

    In Italia, il Sistema Sanitario Nazionale offre servizi per la salute mentale attraverso Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) e Centri di Salute Mentale (CSM), che promuovono interventi personalizzati e integrati. Tuttavia, persistono difficoltà, tra cui carenze di risorse, lunghe liste d’attesa e stigmatizzazione sociale.

    Sfide future e prospettive

    La salute mentale rappresenta una frontiera in continua evoluzione, che richiede attenzione costante e politiche mirate per affrontare le sfide emergenti.

    Tra le principali sfide vi è la necessità di abbattere lo stigma che circonda i disturbi mentali. Lo stigma non solo ostacola l’accesso alle cure, ma perpetua un circolo vizioso di isolamento e discriminazione. Campagne di sensibilizzazione pubblica, programmi educativi nelle scuole e formazione per gli operatori sanitari sono strumenti essenziali per promuovere una maggiore consapevolezza e accettazione.

    Un altro elemento cruciale è l’accesso ai servizi di salute mentale. In molte aree, soprattutto quelle rurali o periferiche, l’offerta di servizi è insufficiente o inadeguata. Investimenti nel potenziamento dei Centri di Salute Mentale (CSM) e nell’implementazione di tecnologie innovative, come la telemedicina, possono migliorare significativamente la copertura territoriale e la qualità dell’assistenza.

    La prevenzione rappresenta una terza sfida fondamentale. Gli interventi precoci, specialmente durante l’infanzia e l’adolescenza, possono ridurre significativamente l’insorgenza e la gravità dei disturbi mentali. Programmi scolastici mirati, supporto alle famiglie e iniziative comunitarie possono giocare un ruolo chiave nella costruzione di resilienza e benessere mentale.

    Dal punto di vista scientifico, è essenziale continuare a investire nella ricerca per comprendere meglio le basi neurobiologiche e psicosociali dei disturbi mentali. La ricerca multidisciplinare, che integra neuroscienze, genetica, psicologia e scienze sociali, può offrire nuove prospettive per lo sviluppo di trattamenti personalizzati e interventi più efficaci.

    La collaborazione internazionale è un altro aspetto cruciale per affrontare le sfide della salute mentale su scala globale. L’Italia può beneficiare di partnership con altri paesi e istituzioni internazionali per condividere best practices, accedere a risorse e partecipare a iniziative globali volte a migliorare il benessere mentale.

    Infine, l’impatto delle nuove tecnologie digitali sulla salute mentale richiede un’attenzione specifica. Se da un lato la tecnologia offre opportunità per migliorare l’accesso alle cure e il monitoraggio delle persone, dall’altro l’uso eccessivo o improprio dei dispositivi digitali può contribuire a problematiche come l’isolamento sociale, la dipendenza da internet e il cyberbullismo.

    Politiche che promuovano un uso responsabile della tecnologia, insieme a programmi di educazione digitale, sono fondamentali per affrontare questi rischi.

    Guardando al futuro, è indispensabile un approccio olistico che metta al centro la persona, riconoscendo la complessità dei fattori che influenzano la salute mentale e promuovendo interventi integrati e personalizzati. Solo attraverso un impegno congiunto tra istituzioni, comunità scientifica e società civile sarà possibile affrontare efficacemente le sfide della salute mentale nel XXI secolo.

    Conclusioni

    La storia dei disturbi mentali è un viaggio attraverso epoche di incomprensione, emarginazione e trasformazione.

    L’Italia ha svolto un ruolo pionieristico con la Legge Basaglia, ma resta molto da fare per garantire un sistema sanitario inclusivo e sostenibile.

    La salute mentale è un diritto fondamentale e richiede un impegno collettivo per affrontare le sfide attuali e costruire un futuro in cui ogni individuo possa vivere in dignità e benessere.

    L’importanza di chiedere aiuto: contatti utili

    📌Se sei in difficoltà, o se conosci qualcuno in difficoltà, è fondamentale sapere a chi rivolgersi. Tra i riferimenti utili vi sono:

    Mappa dei centri per la salute mentale: https://psichiatria.it/mappa-centri-dsm-in-italia/

    📞118 – Emergenza sanitaria/Ambulanza/Soccorso sanitario
    Il 118 è un servizio pubblico e gratuito di pronto intervento sanitario, attivo 24 ore su 24, coordinato da una centrale operativa che gestisce tutte le chiamate per necessità urgenti e di emergenza sanitaria, inviando personale e mezzi adeguati alle specifiche situazioni di bisogno.
    📞199 284 284 – Telefono Amico
    📞19696 – Telefono Azzurro
    📞800 01 11 10 – Helpline Telefono Giallo
    📞114 Emergenza Infanzia
    📞112 – Numero di emergenza Unico Europeo

    Fonti e link utili per saperne di più o per approfondimenti:

    Ministero della Salute

    Istat

    Società Italiana di Psichiatria

    Istituto Superiore di Sanità

    Franco Basaglia e la Legge 180

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