La medicina di genere rappresenta una delle più grandi innovazioni nel campo sanitario degli ultimi decenni. Si tratta di un approccio interdisciplinare che studia l’influenza delle differenze biologiche (sesso) e socio-culturali (genere) sulla salute, sulla prevenzione, sulla diagnosi e sul trattamento delle malattie.
Questo concetto è emerso per rispondere a una lacuna storica: per anni, la ricerca medica ha adottato un modello “neutro”, basato prevalentemente su soggetti maschili, con il risultato di trascurare le peculiarità della salute femminile e di non considerare adeguatamente le differenze tra uomini e donne.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e altre istituzioni internazionali hanno sottolineato l’importanza di integrare il genere nella medicina per promuovere cure più personalizzate e appropriate.
Le origini della medicina di genere
Storicamente, la ricerca biomedica si è concentrata prevalentemente su campioni maschili, sia negli studi preclinici su animali che in quelli clinici sugli esseri umani.
Questo approccio derivava dalla convinzione che le differenze tra uomini e donne fossero limitate agli aspetti riproduttivi e che le donne, con il loro ciclo mestruale e i cambiamenti ormonali, rappresentassero una “variabile confondente” difficile da gestire.
Un caso emblematico di questa mancanza è rappresentato dalla talidomide, un farmaco prescritto negli anni ’50 e ’60 per trattare la nausea in gravidanza. Nonostante l’assenza di studi approfonditi sulla popolazione femminile, il farmaco causò gravi malformazioni nei neonati. Questo episodio evidenziò l’urgenza di includere le donne negli studi clinici e di considerare le differenze di genere nella ricerca.
Nel corso degli anni ’90, grazie alla pressione di movimenti femminili e di ricercatori illuminati, il concetto di medicina di genere ha iniziato a guadagnare terreno.
Nel 1991, la cardiologa statunitense Bernadine Healy coniò il termine “sindrome di Yentl” per descrivere come le donne ricevano spesso cure inappropriate o ritardate rispetto agli uomini, soprattutto in ambito cardiologico.
Differenze biologiche e di genere
Le differenze tra uomini e donne non si limitano agli organi sessuali, ma coinvolgono numerosi sistemi fisiologici, genetici, ormonali e metabolici.
Di seguito, alcune delle principali aree di differenziazione:
- Sistema cardiovascolare: le donne hanno arterie più piccole e una diversa risposta all’aterosclerosi rispetto agli uomini. Questo influisce sulla manifestazione di malattie cardiovascolari e sulla loro diagnosi. Ad esempio, durante un infarto, le donne manifestano sintomi meno evidenti, come affaticamento, nausea e dolore al collo, portando spesso a diagnosi tardive.
- Sistema immunitario: le donne presentano una maggiore risposta immunitaria rispetto agli uomini, che le rende più resistenti a determinate infezioni ma anche più predisposte a malattie autoimmuni come il lupus e l’artrite reumatoide.
- Metabolismo dei farmaci: le differenze nella composizione corporea (maggiore percentuale di grasso nelle donne) e nella velocità di metabolizzazione epatica possono influenzare l’efficacia e la tossicità dei farmaci. Ad esempio, alcune statine hanno effetti collaterali più marcati nelle donne.
- Sistema nervoso: il cervello maschile e femminile presenta differenze strutturali e funzionali che possono influenzare la predisposizione a disturbi come depressione (più comune nelle donne) o abuso di sostanze (più frequente negli uomini).
Differenze di genere nelle patologie
Malattie cardiovascolari
Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte sia negli uomini che nelle donne, ma si manifestano in modo diverso. Le donne tendono a sviluppare malattie coronariche più tardi rispetto agli uomini, spesso dopo la menopausa, quando i livelli di estrogeni diminuiscono. Inoltre, i sintomi nelle donne sono spesso atipici, il che aumenta il rischio di diagnosi errate o tardive.
Dati:
- Secondo l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), il 35% delle donne italiane muore per malattie cardiovascolari, rispetto al 30% degli uomini.
- Solo il 39% delle donne con sintomi di infarto viene trattato entro le prime 24 ore rispetto al 48% degli uomini.
Malattie oncologiche
Anche nel campo dell’oncologia, le differenze di genere sono rilevanti. Ad esempio, il tumore al seno colpisce quasi esclusivamente le donne, mentre il tumore al polmone sta crescendo in modo significativo nella popolazione femminile a causa dell’aumento del fumo tra le donne negli ultimi decenni.
Dati:
- Nel 2022, il 52% dei casi di tumore al polmone diagnosticati in Italia riguardava donne, rispetto al 48% degli uomini.
Malattie neurologiche
Le donne hanno una probabilità due volte maggiore rispetto agli uomini di sviluppare depressione e ansia, a causa di fattori biologici (fluttuazioni ormonali) e sociali (maggiori pressioni legate al caregiving). Tuttavia, gli uomini sono più a rischio di sviluppare malattie neurodegenerative come il Parkinson.
L’importanza della ricerca e delle politiche sanitarie
Per anni, la mancanza di inclusione delle donne negli studi clinici ha portato a terapie meno efficaci per loro. Solo di recente si è iniziato a colmare questa lacuna.
L’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato le “Linee guida per l’applicazione della medicina di genere“, sottolineando l’importanza di:
- Inserire uomini e donne in modo equo negli studi clinici.
- Analizzare i dati disaggregati per sesso e genere.
- Promuovere la formazione dei professionisti sanitari sulle differenze di genere.
A livello globale, l’OMS e l’Unione Europea hanno avviato programmi per sensibilizzare la comunità scientifica e garantire un approccio inclusivo nella ricerca.
Conclusioni
La medicina di genere rappresenta una svolta cruciale per migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria e garantire equità nelle cure. Integrare questa prospettiva significa non solo migliorare la salute delle donne, ma anche garantire che ogni individuo riceva trattamenti adeguati alle proprie caratteristiche biologiche e socio-culturali.
Per raggiungere questo obiettivo, è fondamentale:
- Continuare a finanziare la ricerca basata sul genere.
- Educare i professionisti sanitari.
- Sensibilizzare la popolazione sull’importanza di questo approccio.
La medicina di genere non è solo una questione di equità, ma anche di efficacia: garantire cure personalizzate significa migliorare i risultati clinici e ottimizzare le risorse sanitarie.
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