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Invecchiamento demografico e Long Term Care

Negli ultimi anni, l’Europa sta vivendo un consistente processo di invecchiamento della popolazione, determinato dal prolungamento dell’aspettativa di vita e dalla simultanea diminuzione del tasso di natalità.

Secondo i dati Eurostat, l’Italia sarebbe il Paese con la più alta proporzione di anziani in Europa. Nella penisola, infatti, gli ultrasettantacinquenni raggiungono quasi un quarto della popolazione totale, rappresentandone circa il 24%. Secondo quanto suggerito dai dati Istat, questa quota tenderebbe ad aumentare arrivando a raggiungere il 36% entro il 2050.

Le sfide legate all’invecchiamento demografico

Come è noto, con l’aumentare dell’età, aumentano anche i bisogni di cura e di assistenza continuativa, accentuati, negli ultimi anni, dal cambiamento climatico e dal surriscaldamento globale che ne è conseguito. Da questo ne deriva la responsabilità, in capo ai Paesi con un elevato tasso di popolazione anziana, di offrire servizi in grado di rispondere alle reali necessità della popolazione, considerando la stessa nella sua totalità.

Se in passato le principali sfide legate al fenomeno dell’invecchiamento demografico ricadevano nella progettazione di un sistema di welfare inclusivo ed economicamente sostenibile, le trasformazioni demografiche, familiari e socioeconomiche degli ultimi anni stanno facendo emergere nuovi bisogni, solo in parte soddisfatti dall’attuale modello di welfare.

  1. Trasformazioni della struttura familiare

Se un tempo erano le donne le responsabili dell’assistenza degli anziani e dei bambini, con la diffusione della partecipazione femminile al mercato del lavoro, si è drasticamente ridotto il numero di caregiver disponibili a dedicare quasi la totalità del proprio tempo alla cura della famiglia.

Nonostante l’integrazione delle donne nelle attività lavorative e professionali sia stata una grande vittoria per la società italiana e mondiale, questo ha portato gli stati a dover strutturare un paniere di servizi in grado di sostituirsi a quello che un tempo era un incarco femminile.

Con la diffusione delle famiglie monogenitoriali e con la crescente percentuale di persone emigrate all’estero in cerca di fortuna, la disponibilità di risorse familiari dedicabili alla cura e all’assistenza degli anziani ha subito un’ulteriore diminuzione, accrescendo il disallineamento tra il numero effettivo di caregiver e la complessità della gestione del carico di cura.

La distanza dalla famiglia e dalla propria sfera sociale favorisce, inoltre, il rischio negli anziani di una maggiore condizione di povertà relazionale, compromettendo il loro livello generale di benessere.

Se il concetto di benessere, infatti, era tradizionalmente legato alla soddisfazione individuale, oggi si evolve in una visione più relazionale, in cui la qualità della vita dipende non solo dalla salute psicofisica e dalla ricchezza materiale, ma anche dalla qualità delle relazioni sociali e dalla salute degli ecosistemi.

2. Ridotto finanziamento pubblico e LTC

L’accentuata frammentazione che caratterizza l’offerta e la gestione dei servizi di cura e il ridotto finanziamento degli stessi da parte degli enti pubblici, genera difficoltà economiche nelle famiglie che hanno a carico una persona anziana.

Alcune stime dimostrano come la cura di un anziano sia finanziata per il 58% da spese private.

Per ridurre l’impatto economico della cura e dell’assistenza degli anziani sulle famiglie, alcuni studiosi enfatizzano la necessità di migliorare l’efficienza e i premi delle coperture Long Term Care (LTC), sempre più importanti in una società con elevate proporzioni di ultrasettantacinquenni.

Secondo Sergio Corbello, fondatore e presidente di Assoprevidenza, centro tecnico nazionale di previdenza e assistenza complementare, l’introduzione dell’obbligo di coperture LTC sarebbe l’unica soluzione possibile al problema dell’invecchiamento demografico e alle difficoltà che ne conseguono, per le famiglie e per gli Stati. 

3. Il ruolo delle RSA

La riduzione della disponibilità di caregiver familiari spinge le famiglie, che ne hanno la disponibilità economica, ad optare per servizi di assistenza residenziali o semi residenziali, spesso caratterizzati da costi elevati e prevalentemente a carico dei familiari.

Data la frammentazione dei servizi e il disorientamento che ne ha seguito nelle famiglie, le RSA arrivano ad essere immaginate come veri e propri attivatori di connessioni e relazioni interistituzionali e intergenerazionali, a servizio del benessere comunitario.

Tali strutture non si configurano più come meri luoghi di cura ma come presidi continuativi con un ruolo fondamentale nel sostegno alle famiglie e nella deospedalizzazione.

A questo ne consegue la necessità di nuove risorse, economiche ed umane, con competenze specialistiche e visioni strategiche. Alle RSA manca, inoltre, il riconoscimento, da parte degli enti pubblici, del ruolo di nodi fondamentali di una rete sociosanitaria integrata, passo imprescindibile per garantire una risposta sostenibile e inclusiva ai bisogni di una popolazione sempre più anziana e fragile.

4. Difficoltà economiche, Caregiver familiari e conseguenze sul lavoro

Attualmente, nei paesi OCSE, i sistemi di assistenza a lungo termine finanziati con fondi pubblici lasciano ancora quasi la metà delle persone anziane con esigenze di assistenza a rischio di povertà. Come sottolineato in precedenza, infatti, la cura e l’assistenza degli anziani resta ancora in gran parte economicamente a carico delle famiglie, rappresentandone, in media, il 70% del reddito medio.

Per questo, laddove il ricorso a strutture residenziali o semiresidenziali risulti economicamente non sostenibile, l’opzione migliore sembra essere quella di affidarsi a caregiver familiari.

Secondo alcune stime, in Italia gli assistenti familiari sembrerebbero raggiungere i 7 milioni, di cui un settimo hanno abbandonato il lavoro per inconciliabilità con gli impegni di cura.

In questo contesto, emerge la necessità di strutturare un programma di reinsediamento lavorativo dopo il periodo di cura, che promuova le preziose competenze sviluppate durante lo stesso.

L’assistenza di un anziano apporta, infatti, un paniere di abilità assistenziali e relazionali-comportamentali che possono diventare una leva di sviluppo, non solo sociale, ma anche economico.

Emerge, dunque, il bisogno di politiche attive volte alla valorizzazione delle esperienze accumulate e ad un reale reinserimento lavorativo in contesti dove potrebbero essere un valore aggiunto.

I caregiver familiari dovrebbero, inoltre, ricevere il riconoscimento di componente chiave delle politiche europee e nazionali inerenti alla cura a lungo termine.

5. Trasformazioni demografiche e sfide economiche per gli stati

Il cambiamento della struttura della popolazione, caratterizzato da un aumento della percentuale di anziani e da una diminuzione del numero di giovani in età lavorativa, comporterà anche una riduzione della forza lavoro potenzialmente disponibile per prendersi cura delle generazioni precedenti.

I dati Eurostat suggeriscono che entro il 2050, proprio della maggior parte degli stati europei sarà un tasso di dipendenza degli anziani superiore al 50%, che significa che ci saranno meno di due persone in età lavorativa per ogni persona over 65. Proprio dell’Italia sarà un tasso di dipendenza stimato del 66,6%, inferiore solo a quello della Grecia e del Portogallo.

A ciò conseguirà un aumento dell’onere socioeconomico correlato alla cura, all’assistenza e alle spese previdenziali destinate agli anziani, cause fondanti del cosiddetto ‘longevity shock’.

Conclusioni

Il progressivo e incessante invecchiamento demografico porta alla luce nuovi bisogni della popolazione e molteplici sfide per gli stati, che devono strutturare sistemi capaci di garantire il benessere della propria compagine sociale.

La crescente necessità di servizi LTC richiede un’urgente riorganizzazione del sistema sociosanitario, in grado di garantire sostenibilità e qualità alle prestazioni, oltre a migliorare l’accesso alle cure e l’efficienza dei servizi, usufruendo anche dei vantaggi legati alla digitalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale, tra i quali emerge la telemedicina.

Fondamentale nella riduzione della frammentazione propria delle offerte di assistenza pubbliche è anche l’introduzione di una strategia integrata, che coordini gli attori partecipi nel processo di cura e assistenza, riconoscendone il valore e il ruolo, e che implementi sia interventi preventivi, volti a prevenire situazioni di disagio e vulnerabilità, sia interventi innovativi, in grado di rispondere ai bisogni durante tutto il ciclo di vita di una persona.

Per assicurare un maggiore livello di benessere alla componente anziana della popolazione, una sfida degli stati è anche l’innovazione della progettazione urbana, volta ad una maggiore accessibilità e sicurezza, alla quale si aggiungono la costruzione di soluzioni abitative mirate, che favoriscano la coabitazione, come strumento di prevenzione all’isolamento sociale, e la promozione di un’economia locale intergenerazionale, con il fine di integrare tutte le componenti della società.

Fonti e link utili per saperne di più o per approfondimenti:

PERCORSI DI SECONDO WELFARE: Un welfare eco-sociale per affrontare l’invecchiamento

PERCORSI DI SECONDO WELFARE: Coperture di Long Term Care in Italia: una provvidenza da rendere obbligatoria

PERCORSI DI SECONDO WELFARE: Le città e la sfida dell’invecchiamento urbano

PERCORSI DI SECONDO WELFARE: Il settore Long Term Care tra connessioni, interdipendenze e necessità di integrazione

L’IMPRENDITORE: Demografia e salute, il rebus della long term care

PREVIDIR: Long Term Care in Italia: spesa in crescita, sfide all’orizzonte

PROMISALUTE: Rapporto OCSE: “L’assistenza è accessibile per gli anziani?”

IGEA: La terza età e il fenomeno dell’invecchiamento demografico italiano

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