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La tutela dei diritti delle persone con disabilità

Negli ultimi decenni la visione della disabilità è profondamente cambiata: si è passati da un approccio medico/assistenziale a uno basato sui diritti umani, che riconosce alle persone con disabilità la piena titolarità dei propri diritti e la necessità di rimuovere ostacoli (ambientali, culturali, organizzativi) che ne impediscono la piena partecipazione alla vita sociale.

Questo passaggio ha prodotto strumenti giuridici internazionali, europei e nazionali dedicati a garantire uguaglianza, autonomia e inclusione.

Il quadro internazionale: la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (CRPD)

La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CRPD), adottata dall’ONU, è il riferimento internazionale principale. Essa afferma che le persone con disabilità hanno gli stessi diritti di tutte le altre persone (diritto alla vita, alla non discriminazione, alla partecipazione politica, all’istruzione, al lavoro, alla salute e alla vita indipendente) e chiede agli Stati di adottare misure per garantire questi diritti rimuovendo barriere e promuovendo misure di sostegno. La CRPD ha inoltre introdotto il principio della “persona al centro”: la valutazione delle necessità e i sostegni devono rispettare la volontà e le preferenze dell’individuo.

L’azione a livello europeo

A livello UE, i diritti delle persone con disabilità vengono tutelati attraverso la Carta dei Diritti Fondamentali e varie iniziative normative e politiche (come la Strategia europea sui diritti delle persone con disabilità 2021–2030). Tra gli strumenti recenti di grande rilievo si segnala l’European Accessibility Act (EAA), che stabilisce requisiti minimi di accessibilità per prodotti e servizi nel mercato interno europeo, con l’obiettivo di ridurre le divergenze tra gli Stati membri e incentivare l’accesso alle tecnologie e ai servizi. L’EAA impatta direttamente su imprese, amministrazioni e fornitori di servizi digitali e fisici.

Il quadro normativo italiano

In Italia la tutela giuridica ha radici storiche e recenti sviluppi:

  • Legge 5 febbraio 1992, n. 104: è la norma quadro che riconosce i diritti delle persone con “handicap” e stabilisce interventi di tutela, integrazione sociale e lavorativa, con strumenti di assistenza, integrazione scolastica e agevolazioni. La Legge 104 è una pietra miliare per i diritti civili e la protezione della dignità.
  • Normativa sull’accessibilità e sulle tecnologie: il Decreto Legislativo n. 106/2018 recepisce la direttiva UE sull’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici, promuovendo la progettazione digitale inclusiva. A livello europeo, l’EAA rafforza e amplia questi obblighi.
  • Riforme recenti e istituzionali: sono stati adottati provvedimenti più recenti volti a migliorare la valutazione della disabilità, i processi di certificazione e la governance delle politiche per la disabilità; tra questi si segnala la creazione di Autorità/Garante nazionale per i diritti delle persone con disabilità e recenti decreti legislativi che mirano a migliorare servizi e tutela. Questi interventi intendono superare frammentazioni e disomogeneità territoriali.

Diritti fondamentali e ambiti applicativi

Diritto all’istruzione inclusiva

La scuola inclusiva è uno degli ambiti centrali: la normativa italiana e le politiche nazionali hanno progressivamente esteso l’integrazione scolastica, con insegnanti di sostegno e misure per l’adattamento dei percorsi. Secondo dati Istat per l’anno scolastico 2023/2024 sono quasi 359.000 gli alunni con disabilità, pari al 4,5% degli iscritti, con incrementi e differenze territoriali; ciò richiede politiche organiche su formazione, risorse e accessibilità degli istituti.

Diritto al lavoro e all’autonomia economica

L’accesso al mercato del lavoro rimane una sfida: la legislazione prevede misure di inserimento lavorativo e incentivi per le assunzioni, ma permangono ostacoli pratici (barriere fisiche, pregiudizi, carenza di servizi di sostegno). Politiche attive, formazione professionale inclusiva e adattamenti ragionevoli sono strumenti necessari per favorire l’occupazione stabile.

Accessibilità e partecipazione alla vita sociale

L’accessibilità — fisica, digitale, comunicativa — è condizione essenziale per garantire diritti effettivi. L’obbligo di rendere accessibili i servizi pubblici digitali, le infrastrutture e i prodotti (anche a seguito dell’EAA) è un tassello che unisce tutela giuridica e responsabilità pratiche per amministrazioni e imprese. La piena partecipazione presuppone anche adattamenti nei trasporti, nella cultura, nello sport e nella vita civica.

Salute, assistenza e vita indipendente

L’accesso ai servizi sanitari e di riabilitazione deve essere garantito senza discriminazioni; la CRPD insiste su servizi che favoriscano la vita indipendente, compresi sostegni domiciliari, tecnologie assistive e servizi personalizzati. L’obiettivo è che la persona scelga il proprio progetto di vita e riceva i sostegni necessari per realizzarlo.

Capacità giuridica e autodeterminazione

Un tema cruciale è la tutela della capacità giuridica: la CRPD promuove il passaggio da misure sostitutive (interdizione) a misure di supporto decisionale che rispettino la volontà e le preferenze della persona, evitando limitazioni arbitrarie dei diritti civili. Questo orientamento richiede adeguamenti normativi e prassi giudiziarie.

Ostacoli e criticità nell’attuazione dei diritti

Nonostante il quadro normativo, l’attuazione presenta criticità ricorrenti:

  • Disparità territoriali: l’offerta di servizi e la qualità delle risposte variano molto da regione a regione; ciò genera ingiustizie nell’accesso ai diritti.
  • Carente integrazione dei sistemi: servizi sociali, sanitari, scolastici e del lavoro non sempre collaborano in modo integrato.
  • Barriere culturali e discriminazione: pregiudizi sociali e scarsa conoscenza dei diritti ostacolano l’inclusione effettiva.
  • Mancanza di risorse e formazione: personale insufficiente o non formato per interventi inclusivi riduce l’efficacia delle politiche.

Esperienze e buone pratiche

Per superare le criticità sono emerse buone pratiche replicabili:

  • Progettazione universale: progettare spazi, servizi e prodotti pensando fin dall’inizio all’accessibilità riduce costi e barriere. (principio promosso dall’EAA e dalla CRPD).
  • Reti territoriali integrate: modelli di governance locale che fondono salute, istruzione e servizi sociali per percorsi individualizzati.
  • Formazione continua: percorsi formativi per docenti, operatori sanitari e personale amministrativo su inclusione e adattamenti ragionevoli.
  • Coinvolgimento delle persone con disabilità: politiche progettate con la partecipazione diretta delle persone interessate garantiscono maggiore efficacia e rispetto della dignità.

Raccomandazioni operative per rafforzare la tutela dei diritti

Per rendere più efficace la tutela dei diritti delle persone con disabilità, si suggeriscono alcune linee d’azione:

  1. Trasporre e attuare le norme europee (EAA e direttive connesse) con piani nazionali chiari, monitoraggio e sanzioni efficaci per chi non rispetta gli obblighi.
  2. Investire in formazione e risorse locali, per ridurre le disuguaglianze territoriali e migliorare la qualità dei servizi scolastici, sanitari e sociali.
  3. Promuovere l’accessibilità digitale e fisica su larga scala, includendo le PMI e le pubbliche amministrazioni in programmi di adeguamento sostenuti da incentivi.
  4. Diffondere percorsi di supporto decisionale che rispettino l’autodeterminazione (in linea con la CRPD) e riducano l’uso di misure sostitutive.
  5. Rafforzare i meccanismi di monitoraggio e partecipazione: istituire consultazioni regolari con rappresentanti delle persone con disabilità e indicatori pubblici di risultato.

Conclusione

La tutela dei diritti delle persone con disabilità richiede un impegno multilivello: norme chiare e aggiornate, governance efficiente, risorse adeguate e, soprattutto, un cambiamento culturale che riconosca la persona come titolare di diritti e protagonista del proprio progetto di vita. Strumenti internazionali, europei e nazionali offrono un quadro robusto; la sfida è trasformare questi standard in pratiche diffuse su tutto il territorio, con misure concrete e partecipazione diretta delle persone interessate.

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