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Il Gender Pay Gap: che cos’è e come limitarlo

Con ‘Gender Pay Gap’ si intende il divario di retribuzione tra donne e uomini.

Da una recente analisi basata sui dati di 11.366 aziende situate in 82 paesi, tra i quali l’Italia, emerge che le donne continuano a percepire redditi inferiori rispetto ai loro colleghi uomini.

Il raggiungimento della parità di genere sembra ancora molto lontano. Nonostante quest’ultima sia stata riconosciuta come una priorità anche dall’Agenda 2030 dell’ONU, infatti, secondo alcune stime, seguendo l’andamento presente, si riuscirebbe a conseguirla solo nel 2158.

Dai dati emersi dal Global Gender Gap Report 2024 del World Economic Forum, i paesi con un maggiore livello di parità di genere sono l’Islanda, con il 93.5% e la Finlandia e la Norvegia, con il 87.5%. In Italia la parità di genere sarebbe invece del 70.3%, percentuale che stanzia la penisola all’87° posto della classifica, più in basso rispetto all’anno precedente di otto posizioni.

Le cause principali del divario retributivo

Secondo alcuni studi, le cause del divario retributivo tra uomini e donne non sarebbero esclusivamente di matrice economica o formativa, ma anche di matrice culturale e sociale.

In passato, infatti, alla donna venivano riservati gli incarichi di cura e di assistenza della famiglia, lasciandola ai margini del mondo del lavoro.

Nonostante la partecipazione femminile al mercato del lavoro sia aumentata esponenzialmente, in molte situazioni, in capo alla donna rimane ancora la responsabilità di accudimento dei figli, delle figlie e dei familiari anziani, a tutto svantaggio della carriera professionale. Secondo il XXIII Rapporto annuale dell’INPS, la nascita di un figlio determina una riduzione notevole del reddito delle madri a lungo termine, determinato dalle interruzioni di carriera legate alla maternità.

La mancanza di servizi pubblici di assistenza strutturati ed efficienti, inoltre, spinge molte donne, culturalmente ancora considerate responsabili del carico familiare, a scegliere tra carriera e famiglia. Molte donne sono costrette ad accettare involontariamente contratti di lavoro part time per poter conciliare lavoro e famiglia, contribuendo così all’aumento del gender pay gap. Secondo i dati trasmessi da Euronews, in Unione Europea le donne che lavorano part time rappresentano il 28%, valore di gran lunga superiore alla controparte maschile, per la quale tale percentuale si attesta intorno all’8%.

Un’altra causa fondante della disparità retributiva tra uomini e donne sembra essere la segregazione occupazionale. Le donne, infatti, sono meno rappresentate rispetto agli uomini nei ruoli apicali o nei settori più remunerativi, concentrando la propria presenza in settori a bassa retribuzione, quali la sanità e l’istruzione. Dall’analisi di Oxfam, infatti, emerge che, tra 45.501 imprese in 168 Paesi, meno del 7% detiene una donna nella posizione apicale dell’organigramma aziendale.

In Italia, la ristretta presenza di donne ai vertici delle organizzazioni aziendali sembra avere matrice culturale e sociale. La maggiore partecipazione maschile a ruoli di prestigio si evince anche dalla lingua e dal linguaggio. In riferimento a ruoli importanti si usano, infatti, generalmente le parole declinate al maschile, mentre quelle declinate al femminile fanno riferimento prevalentemente a incarichi professionali ritenuti più banali o di inferiore livello.

La disparità retributiva, tuttavia, non è propria solo del periodo lavorativo di una donna, ma riguarda il suo intero ciclo di vita. L’effetto dei differenziali reddituali tra uomini e donne durante la carriera lavorativa, infatti, si ripercuotono anche sui redditi pensionistici. Secondo i dati ISTAT, anche le pensioni delle donne sono inferiori rispetto a quelle degli uomini.

Le conseguenze del gender pay gap e le possibili strategie per limitarlo

Come dimostrato da quanto sopra riportato, l’eguaglianza sostanziale di genere è ancora lontana dall’essere raggiunta e questo impatta negativamente sia sulla vita delle persone sia sulla crescita economica nazionale.

I dati esaminati, infatti, fanno intravedere un paese in declino economico. La scarsità di strumenti e di servizi pubblici a supporto delle famiglie, nella cura dei minori e nell’assistenza agli anziani, accresce la responsabilità familiare femminile, rendendo sempre più difficile per le donne la conciliazione della vita lavorativa e della vita privata e familiare, contribuendo al mantenimento degli stereotipi culturali e comportamentali che vedono la donna ai margini del mondo professionale e lavorativo.

La difficile conciliazione tra lavoro e famiglia determina, inoltre, la continua diminuzione del tasso di natalità, con conseguente aumento del fenomeno dell’invecchiamento demografico e delle successive pressioni sul welfare statale.

La riduzione del divario retributivo di genere creerebbe una maggiore uguaglianza di genere, riducendo la povertà e stimolando l’economia.

Alla riduzione del gender pay gap seguirebbe anche l’aumento della base imponibile, diminuendo in parte l’onere gravante sui sistemi previdenziali. Secondo alcune stime, inoltre,la riduzione di un punto percentuale del divario retributivo di genere comporterebbe un aumento del prodotto interno lordo dello 0,1%, con vantaggi significativi sull’intera economia nazionale.

Per ridurre il gender pay gap della penisola e promuovere la crescita economica nazionale la chiave sembrerebbe essere il miglioramento del welfare italiano e l’offerta di una rete di servizi alla persona, all’infanzia e alla terza età. Potendo contare su tali servizi e affidando loro la cura e l’assistenza delle proprie famiglie, la conciliazione tra carriera e lavoro per le donne risulterebbe più facile, aumentando conseguentemente la partecipazione stabile femminile al mercato del lavoro e, soprattutto, la possibilità per le donne di dedicare più tempo alla carriera, arrivando a ricoprire le cariche di prestigio fino ad oggi lasciate in mano prevalentemente alla componente maschile della società.

Avendo la disparità retributiva di genere matrice prevalentemente culturale, sensibilizzare l’opinione pubblica sulla tematica della parità di genere risulta essere un’altra strategia da perseguire con impegno e dedizione, per sradicare gli stereotipi legati alla figura della donna tramandati dal passato e rimasti insiti nel comportamento odierno.

Fonti e link utili per saperne di più o per approfondimenti:

ETICA SGR: Gender pay gap: il divario che resiste (anche in Italia)

PARLAMENTO EUROPEO: Comprendere il divario retributivo di genere: definizione, fatti e cause

LAVORO DIRITTI EUROPA: Le difficili libertà delle donne tra gender wage gap, soffitti di cristallo e bassa fecondità

ETICA SGR: Disparità di genere in Italia: dati, cause e possibili soluzioni

ISTAT

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