Il termine NEET, nato dall’acronimo inglese ‘Not in Education, Employment or Training’, indica la quota di popolazione in età giovanile che non è inserita in percorsi di istruzione e formazione né occupata nel mondo del lavoro.
Le cause determinanti
Secondo quanto riportato da alcune ricerche economiche sul tema, i principali fattori di difficoltà che determinano la diffusione della condizione di Neet sono di natura psicologica, sociale o motivazionale.
La maggior parte dei NEET, infatti, sono giovani con background migratorio e povertà di rete o di risorse familiari, giovani con fragilità personali e percorsi scolastici frammentati, e giovani laureati o diplomati senza chiari orientamenti su quali sono gli obiettivi che vogliono perseguire e raggiungere nella propria vita, e quindi senza una chiara linea d’azione.
Oltre ai ragazzi e alle ragazze che rientrano nella categoria dei NEET a causa di difficoltà personali o formative, sono molti anche coloro che, pur avendo una formazione adeguata e una situazione familiare stabile, non sono coinvolti né in percorsi formativi né in attività professionali e lavorative poiché demotivati e caratterizzati da un basso livello di fiducia nelle proprie capacità e nelle istituzioni.
Le indagini nazionali, infatti, sottolineano il ruolo che ha nei giovani la fiducia nel contesto e nella comunità che li circonda, oltre che la capacità di muoversi in autonomia, consapevoli della propria condizione, del contesto locale e delle opportunità offerte dal mercato del lavoro.
A conferma di ciò, il Piano Nazionale NEET 2022 ritiene che l’eccesso di segmentazione e differenziazione di servizi rivolti ai giovani, unito alla frammentazione su diversi livelli di governo, produca un effetto di disorientamento, con conseguente abbassamento dei livelli di fiducia verso la società e verso le istituzioni pubbliche.
La situazione NEET in Italia
In Italia, secondo delle recenti rilevazioni di Eurostat, il numero dei giovani che non studiano e non lavorano si aggira attorno a 1,4 milioni, corrispondenti a circa il 16,1% della popolazione nazionale. Seppur in calo rispetto ai dati relativi all’anno 2020, la percentuale italiana di NEET è tra le più alte in Europa.
Data l’elevata diffusione di questo fenomeno, la riduzione dei Neet è diventata uno dei principali obiettivi dell’agenda politica sia europea che italiana, con il fine di reintegrare nella società e nel mondo del lavoro i giovani a maggior rischio di esclusione socioeconomica.
Per ogni Paese, infatti, le competenze dei giovani sono una delle risorse più importanti, non solo per la vitalità e l’energia che li caratterizza ma anche, e soprattutto, per il punto di vista innovativo e nuovo che sono in grado di offrire.
Per poter delineare le strategie di azione volte alla riduzione dell’incidenza del fenomeno dei NEET è fondamentale innanzitutto comprendere in quale situazione vivono questi giovani, obiettivo che si è impegnato a perseguire il Consiglio Nazionale dei Giovani con la ricerca ‘LOST IN TRANSITION’.
La ricerca ha evidenziato notevoli differenze tra i giovani NEET delle aree metropolitane e rurali.
Una prima disparità emerge in ambito educativo. Se nelle aree urbane sono il 65.3% i NEET che possiedono una laurea o un diploma accademico, infatti, nelle aree rurali questa percentuale scende a 9.6%, ad indicare una disparità nell’accesso all’istruzione e la disponibilità di un numero più contenuto di opportunità educative e formative.
Nelle aree interne, inoltre, i giovani NEET dipendono maggiormente dal sostegno economico della famiglia rispetto ai NEET delle aree urbane, maggiormente coinvolti e attivi nel lavoro sommerso e nell’economia informale, come la compravendita online.
Un’altra importante differenza che ha messo in evidenza la ricerca è la motivazione con cui i giovani delle aree urbane e delle aree rurali giustificano la propria condizione.
Nelle aree urbane, infatti, la maggior parte dei NEET descrive la propria situazione come una ‘pausa sabbatica’, a differenza dei giovani delle aree rurali che sono spinti a rinunciare ad un impiego lavorativo o accademico a causa di carichi familiari o per la sfiducia nel mercato del lavoro.
A differenza dei NEET delle aree metropolitane, infatti, i NEET delle aree interne subiscono l’assenza, o la disponibilità di un numero più contenuto, di opportunità vivendo la propria condizione con un grado di rassegnazione maggiore.
Il ruolo delle competenze digitali
Secondo quanto riportato dal Rapporto BES 2022, in Italia la percentuale di persone con un’età compresa tra i 16 e i 74 anni con competenze digitali almeno di base si aggira intorno al 45.7%, più bassa della media europea di quasi 8 punti percentuali.
La percentuale italiana riflette però una grande variabilità. Le competenze digitali, infatti, risultano meno diffuse nelle regioni del Sud della penisola.
Tali risultati sembrerebbero essere correlati con quanto sostenuto dalla ricerca condotta sulla condizione dei NEET relativamente alle differenze esistenti tra NEET di aree urbane e NEET di aree rurali. Sembrerebbe, infatti, esistere una forte correlazione tra competenze digitali, e formazione in generale, e accesso al mondo del lavoro. Se nelle aree rurali e del Sud Italia la percentuale di persone, e di giovani in particolare, con competenze digitali è più contenuta e le opportunità professionali e formative sono in numero minore, questo potrebbe contribuire a spiegare le differenze delineate dalla ricerca sul fenomeno NEET, poco sopra riportate.
Strategie di intervento nella riduzione dei NEET
Dato il forte impatto che le opportunità formative ed educative riportano nell’accesso al mondo del lavoro, risulta fondamentale intervenire per garantire un’istruzione di qualità per tutti, con il fine di contrastare le disuguaglianze e favorire l’inclusione sociale.
Investire in modo mirato sulla formazione e sul percorso scolastico, infatti, può dare un contributo significativo nell’arginare il fenomeno dei NEET, riducendo la dispersione scolastica e aumentando le capacità e le conoscenze dei giovani, con vantaggi nel loro ingresso nel mondo del lavoro.
Come evidenziato in precedenza, inoltre, un altro fattore che determina la diffusione della condizione di NEET è la sfiducia nel contesto, nelle istituzioni e nelle proprie potenzialità. Da qui emerge la necessità di investire nelle relazioni locali e nella creazione di spazi dove i giovani e le giovani possano sentirsi valorizzati e padroni del proprio destino.
Utile e determinante sarebbe inoltre l’istituzione di figure professionali in grado di offrire ai giovani NEET un supporto individuale nell’identificazione dei propri punti di forza, di debolezza e delle proprie aspirazioni, con l’obiettivo di stimolare la fiducia in sé stessi, nelle proprie potenzialità e nel contesto locale che li circonda. Con un maggior livello di fiducia e di speranza questi giovani saranno più pronti ad uscire dalla loro condizione e a mettersi in gioco.
Fonti e link utili per saperne di più o per approfondimenti:
PERCORSI DI SECONDO WELFARE: Come lavorare in rete per prevenire il fenomeno NEET
CON I BAMBINI IMPRESA SOCIALE: Neet in Italia: 1 giovane su 5 non studia e non lavora
CONSIGLIO NAZIONALE GIOVANI: Giovani NEET in Italia, disparità e sfide tra Aree Urbane e Rurali
PERCORSI DI SECONDO WELFARE: Lavoro e competenze digitali, la situazione in Italia
ALMALAUREA: Giovani Neet e mondo del lavoro: come affrontare un fenomeno attuale e complesso